"Kabul. Volto di donna"
@roberto-cecconello Ero convinto fosse quercia come ti è stato indicato: quello che mi ha portato sul castagno sono i fori lasciati dai tarli per me inconfondibili !. Tanto ti dovevo per completare il discorso. ciao.
Grazie Dario 😉
La base, dimensionalmente parlando, è corretta. E' la sua rappresentazione a renderla "scorretta", sminuendola.
Il colore nero (che rimpicciolisce i volumi), il taglio ondivago (che riduce otticamente la superficie ma lascia inalterata l'impronta laterale che dà l'equilibrio) e la diversità di spessore (che altera la percezione frontale)
Ti hanno già detto tutto e non mi piace ripetere..prenderei citazioni da ogni post e le farei mie..complimenti grandi per la tua profondità emozionale..e dalla tua risposta a Dario ho la conferma di quanto avevo intuito: non c’è una virgola nei tuoi lavori che non abbia un suo perché…e questo la dice lunga👍
Grazie Marco 😉
Hai visto bene: i miei lavori richiedono più tempo ad essere progettati che ad essere torniti; ma è normale: li "dentro" c'è un pezzetto, concentrato, delle mie idee.
Avevo chiuso il discorso del tipo di legno che hai usato per la tua opera ; ma quel legno mi stizza, mi ritorna spesso nei miei pensieri !. Poi mi è venuto in mente che: come già detto altre volte sono nato in falegnameria con sempre a fianco di mio padre come maestro e come legni da costruzione si usavano quelli locali; ogni tanto fra le tavole di rovere ce ne era qualcuna un tipo più rustica che mio padre diceva che era di "rovra castagnaza" rovere castagnaccia, faticava a bruciare ma era più tenace. In cantina avevamo un tino per fare bollire le uve per nostra famiglia e mi disse che era di quel tipo di legno, quel tino lo guastai anni fa e conservai le doghe per farne non so che ed è ancora li. Sicuramente per me è il tuo legno; i contadini o i montanari delle nostre colline innestano ancora spesso piante fra di loro, sperimentano. Non sono bravo a scrivere per esprimermi ma credo di essere riuscito a farti e a farvi capire quello che conosco. Con questo legno la tua scultura ha ancora più senso!, Saluti.
Pubblicato da: @corvoAvevo chiuso il discorso del tipo di legno che hai usato per la tua opera ; ma quel legno mi stizza, mi ritorna spesso nei miei pensieri !. Poi mi è venuto in mente che: come già detto altre volte sono nato in falegnameria con sempre a fianco di mio padre come maestro e come legni da costruzione si usavano quelli locali; ogni tanto fra le tavole di rovere ce ne era qualcuna un tipo più rustica che mio padre diceva che era di "rovra castagnaza" rovere castagnaccia, faticava a bruciare ma era più tenace. In cantina avevamo un tino per fare bollire le uve per nostra famiglia e mi disse che era di quel tipo di legno, quel tino lo guastai anni fa e conservai le doghe per farne non so che ed è ancora li. Sicuramente per me è il tuo legno; i contadini o i montanari delle nostre colline innestano ancora spesso piante fra di loro, sperimentano. Non sono bravo a scrivere per esprimermi ma credo di essere riuscito a farti e a farvi capire quello che conosco. Con questo legno la tua scultura ha ancora più senso!, Saluti.
È una bella cosa far parte di un gruppo dove chi ha avuto delle esperienze le porti a conoscenza del prossimo…poi non devi scusarti se pensi di non essere uno scrittore di cultura eccezionale..la cosa importante è “farsi capire”..più volte ho sentito gente che a fine convegno diceva: “l’è mezòra che scor mo mè annò capì gnìta” è mezz’ora che parla ma io non ho capito niente. Quante volte una o due parole in dialetto ti fanno capire al volo una cosa che, parlando “forbito”, si spiegherebbe con almeno dieci…e oggi, almeno io, ho imparato simpaticamente da te😊, l’esistenza di un’altra essenza che non conoscevo..grazie Antonio😊
Grazie 😉
Credo sia possibile per molti che hanno passione e la mettono nei loro lavori: quando è sincera quell'emozione traspare e viene colta
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